Dal gennaio 2016 la Teprin Associati si è trasferita nel quartiere Darsena di Ravenna, all’interno dell’antico complesso ex raffineria Almagià, edificio di valore testimoniale risalente alla fine dell’800 e oggetto di una importante ristrutturazione negli anni ’90.
Si tratta di un complesso che si estende su più lati con una corte interna, un paio di corpi principali a doppia/tripla altezza e un lungo corpo secondario a C caratterizzato da un unico piano a doppia altezza, muri in muratura a vista e capriate, ristrutturate negli anni ’50, in calcestruzzo.
Una porzione di questo lungo corpo secondario, un magazzino lasciato al grezzo, viene così recuperata e riconvertita ad ufficio. Lo spazio viene suddiviso principalmente in due ambienti, quello più ampio e luminoso da lavoro costituito dalla sala principale a doppia altezza e dalle due postazioni che si trovano sopra il soppalco ma che affacciano comunque sulla sala principale, e da una parte più riservata e chiusa, quella ricavata sotto la struttura del soppalco, dove trovano sistemazione la sala riunioni, il bagno e la sala plotter/fotocopiatrici. L’utilizzo del bianco sia per la struttura del soppalco che per i divisori interni aiutano a rendere lo spazio ancora più luminoso e spazioso. Uniche note di colore le capriate e gli architravi con cornici delle porte finestre di ingresso, tinteggiati di un grigio blu e i quadri dalle tinte forti dell’Arch. Claudio Baldisserri.
L’intervento è stato pensato nel pieno rispetto dell’esistente, cercando di recuperare il più possibile dell’ufficio precedente ma utilizzando anche nuove tecnologie, come il riscaldamento a pompa di calore, e con un occhio di riguardo al risparmio energetico. Tra i vari interventi ad esempio è stata isolata la copertura dall’interno, in quanto dall’esterno sarebbe stato impossibile perché si tratta di una unica lunga doppia falda in comune con gli altri proprietari.
Committente: Teprin Associati
Progettazione architettonica e direzione lavori: Teprin Associati
Strutture: Ing. Tommaso Pavani
Foto: Ottavia Sarti